La coltura del giaggiolo ha origini antiche e, fin verso la metà del Novecento, è stata un tratto caratteristico di molte zone italiane. Negli ultimi anni, anche grazie allo sforzo della Regione Toscana in collaborazione con le Università di Pisa e di Firenze, si è cercato di riportare in auge questo tipo di attività agricola in alcune zone del Chianti e del Pratomagno. Ma perché dedicarsi alla coltivazione del giaggiolo?
Gli usi che si possono fare di questo prodotto sono molteplici e coinvolgono settori molto diversi tra loro: industria della profumeria, industria delle bevande alcoliche e una piccolo mercato di “dentaroli” per bambini. Una volta ottenuti i rizomi essiccati da un’attenta lavorazione manuale, questi vengono stoccati in magazzini asciutti per altri tre anni, aspettando che gli oli dal profumo caratteristico inizino a sprigionarsi. A questo punto è possibile ottenere un estratto: la concreta di Iris. Eliminando gli acidi grassi, si ottiene l’essenza assoluta, dal costo più elevato e utilizzata soprattutto nell’industria di profumi di alto prestigio.
Sempre più aziende agricole e agrituristiche stanno scegliendo di implementare la coltura del giaggiolo per avere un’ulteriore fonte di reddito e per aumentare il valore paesaggistico del nostro territorio. Le imprese possono scegliere se vendere rizoma nero (solamente essiccato) oppure rizoma bianco (mondato, tagliato ed essiccato). La domanda è superiore per il rizoma nero ed è per questo che le aziende toscane si dedicano soprattutto alla produzione di questo tipo.
Iniziativa finanziata dalla sottomisura 1.2 nell’ambito del bando PIF AGRO 2017 del Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 della Regione Toscana (fondi FEASR)