Il progetto di filiera “L’Iris di Firenze” è finalizzato alla valorizzazione del giaggiolo (Iris Pallida Toscana), un fiore dalle antiche origini coltivato secondo la tradizione. Il Giaggiolo è una coltura tipica con una forte caratterizzazione territoriale che s’inserisce armoniosamente ed anima il contesto del paesaggio agrario toscano.
Il prestigio del Giaggiolo affonda le sue radici nella storia, tanto che anche la Città di Firenze ne porta il simbolo nello stemma. Il Giglio, emblema del Comune fiorentino, n on è altro che il Giaggiolo bianco, tipico di queste terre. La forma è infatti ben frastagliata con ali stilizzate, ed il colore in origine era bianco in campo rosso. Ha assunto l’aspetto attuale nel 1251, quando i Guelfi decisero di invertirne i colori pe r distinguersi dagli avversari Ghibellini, che, esiliati dalla città, continuavano ad utilizzare lo stemma come proprio.
La bellezza del Giaggiolo è stata fonte d’ispirazione per l’arte. I suoi colori, i profumi, le atmosfere hanno ispirato opere conosciute in tutto il mondo, pittori internazionali ed artisti toscani.
Van Gogh ha dedicato all’Iris uno dei suoi primi lavori, conservato oggi nel J. Paul Getty Museum di Los Angeles. Tra gli impressionisti, che da sempre hanno amato questo fiore, Monet ci ha lasciato splendide tele che ritraggono il Giaggiolo e le sue sfumature; mentre il famoso pittore giapponese Hokusai ha realizzato visioni d’Iris fonte d’ispirazione per molti grandi artisti. Tra i pittori locali, Venturino Venturi, originario di Loro Ciuffenna, ha dipinto un’opera ispirata proprio al Giaggiolo
Dalle sue radici si producono essenze preziose per la realizzazione di prodotti di alta qualità.
Il rizoma è la ricchezza di questi fiori, da cui dopo la coltivazione e le fasi di lavorazione si ricava il prodotto pronto per la distillazione impiegato sia nella produzione di prodotti di cosmesi, profumi e prodotti liquorosi.
Con cura gli agricoltori piantano l’iris come una volta seguendo procedure ormai centenarie; dalla metà di settembre si effettua la piantagione delle barbatelle, lavorando il terreno a mano, tra i filari di ulivi, in aree alto collinari e montane, su terrazzamenti destinati ad un tipo di coltura integrativa. Dopo la piantagione, gli Iris crescono in modo spontaneo, con la sola acco rtezza di liberarli dalle piante infestanti, il principale pericolo per la coltura. La raccolta è effettuata dopo tre anni dalla piantagione.
Prevalentemente con tecniche manuali, la pianta viene tolta dal terreno e subito lavorata, dal rizoma sono separat e le barbatelle, che serviranno per la piantagione successiva. Il rizoma raccolto, invece, è pronto per la lavorazione.
I rizomi di giaggiolo raccolti sono lavorati, privati delle foglie e delle radici, il successivo lavaggio in recipienti di legno o cotto elimina i residui di terreno rimasti. I rizomi puliti sono tagliati a fette e lasciati ad asciugare al sole per renderli ben secchi e pronti per la conservazione nei magazzini di stoccaggio.
Dopo 4 6 mesi il profumo caratteristico di viola pervade i locali ed il prodotto è pronto per la vendita sul mercato internazionale. Una parte dei rizomi puliti è sottoposta alla sbucciatura, svolta interamente a mano con il roncolino, un coltellino appuntito e ritorto. Si ottengono così gli Iris decorticati, rizomi bianchi di qualità superiore utilizzati per la realizzazione di prodotti di eccellenza ed impiegati frequentemente nella produzione di alcolici.
Per produzione e volumi di mercato la coltivazione del giaggiolo del distretto “Valdarno/Chianti” è una quota decisamente importante dell’intera produzione nazionale, ma ad oggi lo sbocco economico del prodotto grezzo è l’export. Nonostante le produzioni più copiose ed economiche di giaggiolo provenienti soprattutto da Marocco, Turchia e Cina, l’Iris di Firenze rimane decisamente apprezzato dai commercianti del prodotto per la sua qualità assolutamente eccellente.
Ad oggi la Toscana Giaggiolo funge da mediatore soprattutto con le aziende profumiere francesi poiché il bulbo del giaggiolo possiede un principio attivo, l ’iridione, dal delicato e persistente odore di violetta a mammola che è ingrediente imprescindibile delle distillerie cosmetiche e anche alimentari di qualità.
Ad oggi il grado di filiera del giaggiolo si ferma esclusivamente alla vendita dei bulbi essiccati alle distillerie francesi e il progetto, come vedremo, si propone di integrare nel nostro distretto un ulteriore processo produttivo della filiera (estrazione del burro di giaggiolo) creando valore aggiunto e per ricaduta un miglioramento economico a tu tti i produttori, aprendo così nuovi scenari di mercato per il prodotto semilavorato del burro di giaggiolo.
Le criticità all’interno della filiera che accomunano i produttori primari sono:
L’obiettivo del presente PIF è quello di ridurre tali criticità attraverso azioni mirate volte a:
Al fine di raggiungere i suddetti obiettivi, le azioni attuate all’interno del PIF hanno la finalità di:
I risultati attesi dalle azioni proposte si riversano su più aspetti
Iniziativa finanziata dalla sottomisura 1.2 nell’ambito del bando PIF AGRO 2017 del Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 della Regione Toscana (fondi FEASR)